La Famiglia Faruffini di Sezzadio
Storia Recente Giovanni, figlio di Giovanni Giorgio, si trasferì dopo il matrimonio, e prima della nascita dei suoi due figli Angelo Vittorio ed Alice, da Chignolo Po a Corno Giovine essendone divenuto il medico condotto. Corno Giovine veniva a trovarsi inoltre vicino ad una fattoria di sua proprietà detta "la Faruffina". Questa tenuta, che mantiene tutt'oggi lo stesso nome, dopo essere passata da più mani, è ora di proprietà dei Ferrari (grossi produttori caseari). La Faruffina fu ceduta, ai marchesi de' Mezzi, perchè il padre del bisnonno Vittorio aveva, con un amico notaio, acquistato un'ampia zona delle Valli di Comacchio di cui aveva intrapreso il prosciugamento per ottenerne terreno coltivabile. L'improba impresa fu ovviamente fallimentare, il nostro antenato, alienò una delle più belle aziende agricole della zona, mentre il suo amico addirittura si sparò (così allora usava chi non poteva più far fronte ai propri impegni). Il bisnonno Angelo Vittorio studiò Giurisprudenza a Pavia ed intraprese quindi la pubblica carriera prefettizia: dapprima come funzionario, poi come vice-prefetto a Chiavari, dove nacque Umberto, ed infine come prefetto con prima sede Lecce. Sua moglie Maria Pizzagalli, nipote dei marchesi -Serponti (dei quali si diceva possedesse intatto l'aspro carattere, e vissuta fino a ben 96 anni), raccontava le traversie di quei viaggi per raggiungere Lecce in diligenza, con quattro bambini piccoli al seguito, le molteplici tappe per il cambio dei cavalli, l'incubo del dover dormire "in locanda" (... al tempo la Puglia era, specie per i lombardi, una sorta di landa sconosciuta e pericolosa). Ai ricordi della nonna Maria si aggiungevano quelli della figlia Antonietta che, quale figlia di prefetto, dovendo andare alla "scola pubblica" era scortata dalla Pubblica Sicurezza. Il bisnonno Vittorio fu poi trasferito ad Urbino, per la bisnonna Maria un mondo già più "civilizzato", soprattutto tenendo conto che la sede prefettizia era il meraviglioso "Palazzo Ducale" nel quale il nonno Vittorio ospitò per tre giorni, in un'ala a ciò riservata, Sua Maestà Vittorio Emanuele III (in questa occasione l'allora piccolo nonno Gino, di 8/9 anni, fu obbligato ad imparare una poesia a memoria da recitare poi a Sua Maestà in piedi su una sedia!). Dopo Urbino, Pavia, ed infine Milano (seconda Prefettura d'Italia dopo Roma) dove il bisnonno non concluse il mandato perché, essendosi nel frattempo instaurato il fascismo egli, che già poco lo condivideva, ebbe un serio scontro verbale con l'allora Ministro degli Interni Finzi e si dimise (siamo attorno al 1923-1925). Si ritirò a vita privata, trascorrendo parecchi mesi l'anno a Corno Giovine, luogo molto amato da tutta la sua famiglia. Morì nel 1944, proprio mentre il suo nipote prediletto Giancarlo era prigioniero nei lager tedeschi fra la Polonia e la Germania 5. Giovanni, o meglio nonno Gino, primo figlio di Angelo Vittorio, fu fin da bambino un brillante studente. Da giovincello già collaborava a pubblicazioni di genere storico-letterario, e successivamente si specializzò in pubblicazioni di carattere scientifico-geografico. Durante il periodo universitario, infatti, si interessò ai diversi aspetti del territorio italiano appassionandosi a quelli idrico-termali, di cui la penisola è ricca, che all'epoca erano trascurati, se non abbandonati, al contrario di quanto sempre avvenuto nel passato, sin dall'epoca romana. Dopo la laurea in giurisprudenza, agli inizi della professione avvocatizia, collaborò con diverse Case Editrici che si interessavano a questi argomenti, ed in quest'ambito divenne "una firma cognita", cosa che in futuro darà una decisiva svolta alla sua vita. Sul finire del 1914, il brillante giovane avvocato, in attività presso uno studio di Pavia, conosce e sposa la bellissima Carmen Campari, figlia di un benestante proprietario terriero di Pieve Portomorone. Nel 1915 riceve la chiamata alle armi e, col grado di tenente, raggiunge il suo Reggimento sull'Adamello, il 22 novembre di quello stesso anno nasce il suo primo figlio Gian Carlo. A fine guerra torna dal fronte con una seria forma di nefrite causata dalla vita in trincea, gli viene consigliato, oltre alle consuete cure del tempo, di stabilirsi in zona a clima mite con aria marina. Con tutta la famiglia, è da poco nato il loro secondo genito Pier Vittorio, decide di stabilirsi a Rapallo: lascia lo studio pavese ed apre uno studio in proprio, che diviene ben presto noto e stimato nella zona. Si affidano a lui il casinò (il "Kursaal" di Rapallo, poi divenuto albergo), e la sede ligure del Partito Popolare di Don Sturzo, cosa che gli procurerà un sacco di guai all'avvento del fascismo nel '22 6. Quello di Rapallo, specie per la nonna, fu un periodo felicissimo: quasi quotidianamente serate o galà al casinò, grandi e durature amicizie con le dame del luogo, balli, gite, e ogni genere di divertimento. Anche a Roma, un paio d' anni dopo, avranno occasioni di galà, inviti, palco personale all'Opera, ma nulla sarà più idilliaco come il periodo di Rapallo. Nonostante il traumatico scontro iniziale col fascismo, grazie alle sue attività editoriali ed alle sue note conoscenze sulle risorse termali del Paese, nel 1924 viene convocato a Roma dalla Presidenza del Consiglio. Si presenta al colloquio piuttosto restio e titubante, e qui riceve l'invito ad assumere l'incarico di Segretario del Ministro Polverelli, per entrare a far parte del gruppo ministeriale destinato a creare il Ministero per il Turismo allora inesistente in Italia . Dopo averci pensato un bel po', a Gino l'idea di migliorare il Paese con entrate turistiche, riattivando Fonti più o meno note, piace e si decide ad accettare l'incarico. Viene fondato il nuovo Ministero e le leggi sul turismo, alla cui stesura il nonno partecipa personalmente (leggi oggi ormai superate dai tempi, come lui stesso diceva anni or sono, ma per lo più ancora in vigore ... cosa che lo indispettiva assai). Istituì personalmente le "pro-loco": centri capillari in ogni piccolo comune per organizzare ed attrezzare al turismo zone lacustri, alpine e marine ancor poco note. Rilanciò con proprie iniziative mirate, S. Pellegrino Terme, Boario, Fiuggi e simili. Fondò l'Ente Nazionale Italiano del Turismo ENIT e l'Ente Provinciale EPT. Dopo la caduta del Regime e la fuga verso Salò di tutti i Ministri, egli, allora Segretario alla Presidenza del Consiglio, rimase a Roma e quando l'Italia si rimise in sesto fu fra i pochi richiamati in servizio per rimettere le cose in carreggiata. Qualche anno dopo, già in età di pensionamento, fu pregato di assumere la direzione degli Archivi di Stato, tutti da ricatalogare ed aggiornare. Qui . lui, noto melomane, conobbe e divenne amico di insigni musicisti e letterati e creò le prime forme di audiovisivi su disco per le scuole. Si ritirò dalla vita professionale ad oltre 70 anni, e morì alla bella età di 87 nel 1974 a Roma. Le zie Antonietta e Teresa, seconda e terzogenita del bisnonno Vittorio, furono anch'esse studiose ed attivissime, di carattere ferreo la prima, molto espansiva la seconda. Diplomate entrambe al Magistero 7 ebbero un interessante vita professionale. Antonietta iniziò l'attività presso lo studio pediatrico del prof. Caronia, famoso ed insigne pediatra dei tempi, titolare di una cattedra all'università di Milano, che introdusse parecchie innovazioni nel metodo e nella prassi delle cure infantili. Da semplice archivista e segretaria Antonietta divenne presto, per le capacità manageriali tipiche del suo carattere, braccio destro del professore nell'ambito organizzativo dello studio. Rispettata, ma anche assai temuta, da tutti i "camici bianchi", assistenti e studenti del professore, divenne famosa per quanto facesse filare tutti" a bacchetta". Ritiratosi l'anziano professore dall'attività, Antonietta, che gli era profondamente affezionata, non volle restare con il suo successore. Fece richiesta e venne assunta (fra le prime, se non la prima) come assistente sociale del lavoro alla Provincia di Milano, suscitando, dati i tempi, scalpore e curiosità. Ne suscitò tanto da essere chiamata a Roma, dal Ministero del Lavoro, per uno stage "dimostrativo", durante i1 quale fu inviata, con una equipe medica da lei organizzata, a controllare le condizioni e gli ambienti lavorativi delle allora neo-nate Acciaierie di Terni (passerà almeno mezzo Secolo perchè un 'altra donna vi rimetta piede!). Dirigenza e classe operaia delle acciaierie, pur in grande sconvolgimento, non osarono opporsi, tanto più che l'incarico fu assolto con grande successo e riconoscimento di professionalità. Antonietta non si sposò mai, ed anzi si ricorda un profondo affetto con un giovane avvocato milanese che partito per la guerra '15 -18 mai più tornò. Pur essendo assai carine entrambe, Teresa era una vera bellezza con i suoi capelli rossi ed il fisico avvenente, eppure nemmeno lei si sposò nonostante le parecchie richieste di matrimonio (...pare che la loro madre mandasse regolarmente tutto a monte!). Dopo il diploma ottenuto a pieni voti, Teresa entrò nell'Organizzazione delle Scuole Montessori della Lombardia della quale divenne poi Ispettrice Generale. Divenne inoltre amica personale di Maria Montessori, un'amicizia che durò anche dopo l'espatrio della Montessori in Olanda nel '36. A tale attività consacrò tutta la sua vita e fu proprio in quegli anni, per i grandi successi ottenuti con piccoli handicappati, che il "metodo Montessori" dilagò in tutta Italia (e non solo) con grave costernazione di Teresa che ben conosceva obiettivi e scopi dello stesso. Umberto iniziò la carriera come funzionario dell'Ente Provinciale del Turismo di Como, dove conobbe e sposò la moglie Elvezia. Successivamente fu nominato direttore dell'EPT di Milano, dove si distinse per serietà e capacità e molti furono i riconoscimenti e le testimonianze di stima a suo carico. Diversamente dai fratelli amava molto la vita mondana e ricordo personalmente quando, già ottantaquattrenne, mi raccontò, lui che amava ancora andare a ballare in balera, di una "prova di discoteca" che non lo aveva entusiasmato più di tanto perché un poco troppo rumorosa. Di seguito l'albero genealogico recente dal 1699 ad oggi. |
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